Il GDPR, questo sconosciuto
A nove mesi dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’UE, sono ancora troppi a non sapere nemmeno che esiste.
Sono decisamente sconfortanti e allarmanti i dati che emergono dalle varie indagini condotte per capire quanti siano a conoscenza della nuova norma europea sulla protezione dei dati personali. Sconfortanti almeno quanto quelli che riguardano il numero di coloro che già si stanno preoccupando di arrivare pronti alla scadenza fissata per il 24 maggio 2018, data in cui il Regolamento europeo 2016/679 (per gli amici “GDPR”) sarà direttamente applicabile in tutti gli Stati membri.
Sembra quasi che nella società contemporanea, che si fonda sull’informazione e sulla condivisione di dati, nessuno si renda conto che è proprio con i dati personali che si fa politica, business e una vasta varietà di altre attività, dalle più semplici alle più complesse.
Recenti studi mostrano che in Italia, meno del 10% delle aziende abbiano già intrapreso un percorso di adeguamento, e la percentuale è addirittura minore, se riferita alle pubbliche amministrazioni.
Ormai manca meno di un anno e mezzo al termine ultimo fissato per allinearsi alla nuova norma, e il processo, secondo i vari contesti, potrebbe essere tutt’altro che semplice: ormai si è arrivati al punto che parlare di privacy come mero adempimento burocratico è non solo anacronistico, ma addirittura da incoscienti, perché oggi, la protezione dei dati personali è fondamentale per raggiungere obiettivi strategici.
Il GDPR deve essere visto come strumento per migliorare l’intera gestione delle organizzazioni, responsabilizzando tutta la struttura e tutta la filiera che concorre nel trattamento dei dati, seguendo gli ormai già collaudati princìpi che caratterizzano la gestione della qualità nei processi, la responsabilità sociale e la gestione dei rischi.
Nuovi scenari si delineano all’orizzonte. Non facciamoci trovare impreparati.